Cassetto della farmacia e conto corrente del titolare
il cassetto della farmacia e il conto corrente del titolare sono distinti; bisogna evitare di prelevare denaro da uno o dall'altro in modo indifferenziato.
il cassetto dell’azienda farmacia e il conto corrente del titolare sono due cose completamente diverse, da gestire con oculatezza, evitando di prelevare denaro da uno o dall’altro in modo indifferenziato. Niente promiscuità, quindi, perché l’Amministrazione finanziaria al riguardo non presume niente di buono. Il conto corrente aziendale e quello personale sono entrambi disponibilità del farmacista, ma hanno origini diverse: il primo riguarda l’attività d’impresa, mentre il secondo attiene alla vita privata del farmacista. Un prelievo dal conto corrente aziendale deve essere rigorosamente documentato, altrimenti il Fisco può presumere che le somme prelevate siano state utilizzate, per esempio, per pagare merce in nero. Partendo proprio da una presunzione di acquisti irregolari, l’Amministrazione finanziaria può poi cercare di innescare una presunzione di vendite senza fattura. Di fronte a tali presunzioni, alla fine della fiera, è il contribuente che deve fornire, con apposita documentazione cartacea, la prova contraria. Pertanto, il titolare non deve mai utilizzare il cassetto per prelevare denaro o pagare spese personali perché, come già sottolineato in un precedente intervento, il cassetto non è un bancomat. Il comportamento corretto consiste nel bonificare gli utili dal conto corrente della farmacia a quello personale.
Tutto l’incasso giornaliero deve transitare dal conto corrente della farmacia perché in sede di un’eventuale verifica da parte dell’Amministrazione finanziaria viene controllata la cassa, per vedere se i valori rinvenuti (denaro, assegni, ricevute di carte di credito e bancomat) trovano riscontro negli incassi registrati. Elevate giacenze contabili di cassa possono essere considerate dal Fisco sintomatiche dell’esistenza di acquisti senza fattura, e ciò nel presupposto che, in caso di fondi extracontabili non sufficienti, in un determinato momento possa essere utilizzata la giacenza ufficiale per finanziare acquisti “in nero”. È, quindi, necessario versare l’incasso giornaliero, al netto del Pos, sul conto corrente aziendale e, a fine mese o con altra periodicità, bonificare l’utile o il cosiddetto stipendio del titolare dal conto corrente della farmacia al conto corrente personale. A questo punto il farmacista, persona fisica e non imprenditore, può effettuare prelievi dal proprio conto corrente personale, in funzione delle esigenze proprie e dei famigliari. È consigliabile emettere un assegno intestato a sé medesimo e incassarlo, anziché fare un prelievo in contanti allo sportello.Prelievi in contanti dal conto corrente aziendale
È possibile effettuare prelievi in contanti dal conto corrente aziendale ma tali prelievi devono essere limitati alla “piccola cassa contanti” aziendale. Devono, quindi, essere di importo molto contenuto per spese di limitata entità (spese postali, materiali di pulizia, spese di cancelleria e simili). Si tratta di un saggio comportamento, in quanto i prelevamenti vengono controllati perché il Fisco potrebbe presumere che i fondi siano stati utilizzati per pagare acquisti di merce in nero.
Pagamenti in contanti
I pagamenti inerenti all’attività d’impresa (fornitori e via dicendo) non devono essere fatti in contanti. Tutti i pagamenti devono avvenire solamente con bonifico bancario, assegno bancario o circolare non trasferibile o, comunque sia, con altre modalità di pagamento bancario oppure postale in grado di garantire la necessaria trasparenza delle movimentazioni finanziarie.
In caso di società
In caso di una società titolare di farmacia, la situazione del socio è analoga a quella del farmacista imprenditore individuale, con l’aggravante che, se la società preleva dal conto corrente aziendale o dal cassetto somme in contanti pari o superiori a 3.000 euro per attribuirle a un socio, si incorre nella violazione della normativa antiriciclaggio.