Pensiero laterale
È uno dei metodi del problem solving, ovvero la disciplina che aiuta il farmacista manager a risolvere problemi.
Nella soluzione dei problemi aziendali apparentemente insolubili, può essere utile il “pensiero laterale”, che consiste nell’affrontare una questione in modo non convenzionale, abbandonando, cioè, il classico metodo logico-scientifico, detto anche pensiero verticale.
I passi del pensiero laterale sono:
• lasciare quello che sembra l’unico percorso possibile
• cercare idee e suggerimenti fuori dal normale sistema logico.
Un classico esempio di pensiero laterale è stato il comportamento di Alessandro Magno nel tempio di Gordio. Si trattava di sciogliere un nodo particolarmente ingarbugliato, che legava un carro a un palo. Chi ce l’avesse fatta, sarebbe diventato -secondo la leggenda- imperatore dell’Asia Minore. Il nodo era così bene intrecciato che nessuno era riuscito a venirne a capo. Il Macedone scelse il pensiero laterale: prese una spada e tagliò il nodo.
Nell’arte bellica ci sono molti casi di pensiero laterale. Basta pensare a Lawrence d’Arabia. La città di Aqaba, che poteva resistere a ogni assalto dal Mar Rosso, fu attaccata alle spalle, dal deserto, e così fu presa. Era una soluzione che nessuno aveva preso in considerazione, in quanto ritenuta inapplicabile.
Ecco qualche altro esempio di pensiero laterale (non sempre eticamente accettabile).
In campo bellico:
• la maggior parte delle battaglie napoleoniche, affrontate con tattiche giudicate inattuabili dalla maggioranza degli strateghi
• l’attacco spregiudicato della Germania alla Francia nella Seconda Guerra Mondiale, aggirando la linea di difesa Maginot, attraverso il neutrale Belgio.
Nelle esplorazioni:
• il viaggio di Cristoforo Colombo (“buscar el levante por el poniente”: raggiungere le Indie attraverso l’Oceano Atlantico e non l’Oceano Indiano). La scoperta dell’America fu un effetto collaterale.
Nel business
• Il metodo Ikea (portatevi a casa i pezzi e assemblatevi i vostri mobili).