Aggregazionismo

Quando si decide di entrare a far parte di un gruppo. che garantisce un ventaglio di servizi e, grazie alle economie di scala, anche un risparmio sui costi.

Lo scenario fin troppo competitivo con cui la farmacia si dovrà confrontare obbliga i titolari a imprimere alle proprie aziende un drastico sviluppo dell’efficienza. C’è chi ha le competenze per riuscirci anche da solo, la maggioranza, invece, può raggiungere l’obiettivo soltanto se si integrerà in gruppo, per sfruttare i processi virtuosi dell’associazionismo.

Essere farmacisti oggi è sicuramente più difficile di quanto lo fosse in passato. I motivi possono essere ricondotti ad alcuni fenomeni sostanziali: cambiano i consumatori, cambia l’atteggiamento della società nei confronti della salute, cambia il rapporto tra cittadino e Stato, cambia anche il mercato e la distribuzione del farmaco. La professione del farmacista, condizionata da un’incessante evoluzione tecnologica, dal costante progresso scientifico, dai continui cambiamenti socio-culturali, legislativi e amministrativi, deve fornire una risposta alle nuove sollecitazioni del mercato. Servono così rapide soluzioni in grado di allievare il titolare da una serie di incombenze burocratiche, amministrative e commerciali, in grado di sostenerlo nella ricerca e nella realizzazione di nuove idee e progetti di sviluppo.

Il gruppo d’acquisto, integrandosi nella gestione degli associati, assume in proprio alcune funzioni, garantendo un ventaglio di servizi e, grazie alle economie di scala, anche un risparmio sui costi. Pur lasciando al titolare la funzione imprenditoriale della gestione e dello sviluppo del proprio punto vendita, il gruppo è in grado di accentrare quelle attività complementari che, per motivi di costi e strutture, presentano difficoltà nella gestione da parte della singola farmacia. La difficoltà nell’effettuare scelte supportate da dati o esperienze comuni, la fine di un sistema monopolistico, la crescita della pressione di altri canali, rappresentano fattori che, negli ultimi anni, non soltanto non hanno favorito uno sviluppo della farmacia, ma hanno contribuito a determinare una progressiva contrazione del suo risultato economico.

La formula cooperativistica, realtà distributiva ampiamente diffusa anche in altri settori merceologici -dal bene durevole a quello di largo consumo- è, invece, in grado di proporre una serie di benefici non sempre accessibili da parte del singolo. Il risultato finale, grazie all’appartenenza a un gruppo, gestito come perno di un sistema integrato, è quello di agire sui costi, accrescendo di conseguenza i profitti. L’opportunità di migliorare le condizioni commerciali sugli acquisti e di conseguire un risparmio finanziario per la riduzione delle scorte, rappresentano i due elementi immediatamente riscontrabili. La possibilità, ancora, di accedere a quantità moderate di articoli di recente presenza sul mercato, e pertanto a vendibilità ancora incerta (quanto si è ridotto in questi ultimi anni il ciclo di vita di un prodotto!), ridurre il rischio della rottura di stock, avere maggior tempo da dedicare al cliente, disporre di collaboratori preparati, sono, invece, fattori in grado di incidere sull’immagine del punto vendita e sulla soddisfazione del pubblico. Il limite di questa formula, a causa di un retaggio che farmacista non riesce a rimuovere, è però quello di circoscrivere il principale contributo alla centralizzazione degli acquisti.
La riduzione dello stock e dei relativi carichi di lavoro sono solamente un primo risultato prodotto dall’aggregazionismo. Il secondo, quello raggiungibile attraverso lo sviluppo delle vendite, lo deve produrre il titolare di farmacia nella sua nuova funzione imprenditoriale, nella gestione e nello sviluppo del proprio punto vendita.

Alla voce “associazionismo” il Dizionario di Economia e Finanza fornisce la seguente definizione: “In economia aziendale, rappresenta il processo di concentrazione tra più imprese che, pur conservando una loro fisionomia individuale, concordano, attraverso contratti di varia natura, una comune politica produttiva, organizzativa o di vendita”.
Per quanto sintetica e formale, questa definizione rappresenta in maniera chiara il percorso che numerose farmacie hanno negli anni intrapreso, delegando al gruppo di appartenenza una serie di attività, con un preciso obiettivo, quello di contribuire cioè, ognuno in base alla propria capacità e perseguendo scelte comuni, a rendere più forte il proprio gruppo. Si tratta, è il caso di sottolinearlo, di un senso di appartenenza purtroppo ancora parziale e lacunoso. L’esperienza insegna che lo spirito di indipendenza dei farmacisti non sempre coincide con i fondamenti dell’aggregazione.

Erroneamente si ritiene che l’appartenenza a un “gruppo d’acquisto” (ma forse, per fornirgli un senso più realistico bisognerebbe chiamarlo “gruppo di vendita”) debba comportare due vantaggi: un miglioramento delle condizioni commerciali e una riduzione delle quantità acquistate. Questi benefici rappresentano il risultato di un impegnativo percorso di collaborazione tra il singolo associato, il nucleo centrale e l’industria produttrice e non, come spesso si è portati a pensare, un diritto acquisito in maniera incondizionata.
È difficile ottenere miglioramenti nella negoziazione con i fornitori se manca un coinvolgimento attivo e coeso dei soci e, pertanto, la condivisione di scelte comuni e la fedeltà all’acquisto rappresentano due punti fondamentali. Bisogna, quindi, superare la cultura fondata sull’individualismo e fare spazio a modelli organizzativi diversi e interdipendenti. Ne consegue che i vantaggi dell’appartenenza a un gruppo devono essere valutati in maniera più completa e articolata, senza limitarsi al solo aspetto economico. Lasciarsi tentare da acquisti occasionali e speculativi presso fornitori alternativi significa minare la credibilità e la forza gruppo stesso. Tutti i servizi e i vantaggi commerciali erogati sono resi possibili solamente grazie alla fedeltà dei singoli associati e al loro livello di collaborazione. Quello che, in altri termini, si chiama “senso di appartenenza”.