Concorrenza
Condizione nella quale più imprese competono all’interno di uno stesso mercato, producendo i medesimi beni o servizi che soddisfano una pluralità di acquirenti
In ambito economico, la concorrenza viene definita una condizione nella quale più imprese competono all’interno di un medesimo mercato, producendo i medesimi beni o servizi (offerta) che soddisfano una pluralità di acquirenti (domanda). Secondo gli economisti i principali vantaggi apportati in un mercato che opera in stato di concorrenza possono essere esemplificati in due finalità principali: il massimo livello del rapporto qualità/prezzo dei beni e dei servizi resi disponibili e la scomparsa, attraverso la competizione, dei concorrenti incapaci a raggiungere l’obiettivo. Il nostro Paese, in ottemperanza a normative comunitarie, controlla e tutela lo stato di concorrenza attraverso un apposito organo pubblico indipendente: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Questa vigila sul rispetto della normativa antitrust comminando, quando necessario, le dovute sanzioni.
Vista dalla parte del consumatore, la concorrenza rappresenta un fattore di tutela e salvaguardia. Questo principio, al contrario, non incontra sempre il favore di chi il bene o il servizio lo produce e lo rende disponibile sul mercato. La concorrenza tra imprese non è, però, una competizione che si verifica solamente in funzione del prodotto, del prezzo o della qualità. Capita che si sviluppi in scenari assai più ampi spesso riconducibili a fattori esterni non controllabili e indipendenti da azioni e comportamenti adottati dalle imprese coinvolte.
Prendiamo in considerazione, come esempio significativo, il mercato dell’automobile e dell’universo che lo circonda. Dopo aver superato con grandi sacrifici un lungo periodo di recessione, che aveva coinvolto l’intero settore salvatosi solo grazie a fusioni e finanziamenti pubblici, un altro momento critico sta interessando il sistema legato all’indotto. Per attirare nuovi clienti -con l’intento di creare fedeltà al marchio- la maggior parte delle aziende automobilistiche ha attuato un servizio consistente nell’estensione della garanzia al di là di quella prevista per legge. Oggi è possibile acquistare un’auto con quattro, cinque o addirittura sei anni di garanzia già compresa nel prezzo della vettura, o estenderla per un periodo di due o tre anni a fronte di un costo abbastanza contenuto. La garanzia è valida, ovviamente, soltanto in caso di interventi di manutenzione effettuati presso la rete dei concessionari ufficiali. Per il cliente, questo servizio, interamente gratuito, o ottenuto a un costo accettabile, ha comportato un grosso vantaggio in termini di assistenza e sicurezza.
Se da una parte ha generato benefici, da un’altra parte questa forma di assistenza ha creato danni e perdite per un’ampia categoria di artigiani, meccanici, officine, rivenditori di ricambi che, senza possibilità di intervento, stanno assistendo al collasso delle loro attività. In pochi avrebbero pensato a una progressiva riduzione di officine dove il fidato meccanico si prendeva cura della nostra auto, perdendosi, alla riconsegna del mezzo, in minuziose spiegazioni sulle cause del guasto e sulla relativa riparazione.
Vediamo un altro esempio, questa volta legato a una concorrenza che potremmo definire indiretta. In un passato recentissimo, stiamo parliamo di una decina di anni fa, le liberalizzazioni delle licenze di vendita, il conseguente cambiamento dei sistemi di distribuzione, l’evoluzione di Internet e la concorrenza che ne seguì hanno colpito un settore consolidato e utilizzato da milioni di utenti: quello legato ai quotidiani e ai periodici, mercato storicamente monopolio delle edicole. L’estensione della vendita di giornali e riviste a punti di vendita alternativi come bar, tabaccherie, distributori di benzina e supermercati, ha decretato la rapida sparizione di un elevato numero di edicole. La recessione degli ultimi anni, ulteriore causa che ha costretto le famiglie italiane a rivedere alcune spese considerate non propriamente indispensabili, ha dato il colpo di grazia, insieme con internet. La perdita di tiratura negli ultimi 15 anni, oltre tre milioni di copie di quotidiani su sei, e la contemporanea diffusione di smartphone e tablet hanno portato infine a una rivoluzione epocale nel mondo dell’editoria. I grossi gruppi, investendo su questi nuovi mezzi, hanno offerto la possibilità di accedere, con sensibile risparmio tramite on line, a quasi tutta la stampa locale e nazionale. Tutto questo ha decretato l’inizio dell’estinzione di quelle che, più che rivendite di giornali, erano considerate istituzioni inestinguibili. Una volta garanti di un’occupazione considerata sicura e custodi di prodotti destinati a durare nel tempo, le edicole apparivano un’entità difficilmente alienabile. Dal 2001 al 2018 oltre 14mila edicole, più di un terzo sulle 40mila esistenti, hanno cessato l’attività. Anche se arginato, questo processo non è ancora terminato, al punto che la vecchia abitudine del quotidiano acquistato sul tragitto casa-ufficio rischia di diventare un caro ricordo.
Quelli descritti sono sistemi che, in maniera forse frettolosa, qualcuno definisce sulla via d’estinzione, ma l’elenco sarebbe stato più lungo se avessimo dovuto aggiungere, come si prospettava un po’ di tempo fa, il fruttivendolo all’angolo della strada o il salumiere sotto casa. La Gdo, lo dicono le statistiche, ha ormai acquisito un peso predominante nelle abitudini della spesa quotidiana degli italiani. Era impossibile, per le botteghe di un tempo (oggi negozi di vicinato), reggere l’urto del libero servizio, le offerte commerciali, le vendite sottocosto, la comodità del parcheggio o degli orari di apertura, la vastità dell’assortimento forniti dalle grandi superfici, tutti fattori di grande appeal per pubblico. Parecchi negozi che caratterizzavano i quartieri e i centri storici delle città non hanno retto la concorrenza di questi colossi. Altri hanno avuto la capacità di resistere e reagire, grazie a un patrimonio umano ancora apprezzato e operando attraverso la comunicazione, la qualità, il rapporto personale, strumenti invece di difficile utilizzo per la Grande distribuzione. Sono elementi che, prima ancora del prezzo e dell’assortimento, si sono rivelati vincenti, a dimostrazione che quel valore aggiunto generato dal rapporto umano e dalla capacità comunicativa mantiene ancora intatti fascino e importanza.